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Territorio e cultura

Padova Urbs Picta è Patrimonio Unesco

06 Agosto 2021

Giornata storica per la città del Santo: gli affreschi del Trecento sono Patrimonio dell'Umanità.

Le pitture del Trecento a Padova hanno ora il loro meritato riconoscimento internazionale.

Sabato 24 luglio a Fuzhou in Cina, il "tocco del martello", cioè il rituale gesto che il chairperson dell'Unesco fa quando una candidatura viene approvata, ha infatti ufficialmente inserito nella World Heritage List "Padova Urbs Picta. Giotto, la Cappella degli Scrovegni e i cicli pittorici del Trecento". 

Una giornata da ricordare per la città del Santo. Un riconoscimento arrivato senza nessuna obiezione, motivo di orgoglio per tutto il paese, come sottolineato dal premier Draghi.

Diventano così 57 i siti Patrimonio Mondiale dell'Umanità in Italia, di cui 9 in Veneto (la regione italiana con il maggior numero di siti). E Padova diventa, assieme a Tivoli, una delle rare città al mondo a custodirne due. Nel 1997, infatti, la stessa festa era toccata all'Orto Botanico (1545), il più antico orto del mondo occidentale a conservare ancora la forma e l'ubicazione delle origini; arricchito nel 2103 con il "Giardino delle Biodiversità".

Per Padova è la tappa finale di un lungo percorso, iniziato nel '96, con tanti protagonisti. Capofila il Comune. Un verdetto annunciato, ma non per questo meno emozionante per chi ha lavorato anni su questo obiettivo e per tutta la città.

I cicli pittorici del '300 rappresentano un mirabile esempio di sviluppo artistico e progresso umano. Un sistema artistico senza eguali, una meraviglia senza tempo testimone di un passato glorioso.

Un tesoro ancora saldamente nelle nostre mani, e che ora avrà una ragione in più per essere valorizzato e ammirato nel suo complesso, grazie anche alla probabile istituzione di un biglietto unico per rendere maggiormente furibile la visita ai turisti e agli stessi padovani.

Padova, uno scrigno dove la sapienza di Giotto, di Giusto de Menabuoi, del Guariento e di molti altri autori, ha dato vita a veri e propri esempi della pittura e del genio umano.

Oltre alla celebre Cappella degli Scrovegni, gli affreschi del Trecento splendono a Padova in 8 luoghi: la Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo agli Eremitani, Palazzo della Ragione, la Cappella della Reggia Cararrese, il Battistero del Duomo, la Basilica e convento del Santo, l'Oratorio di San Giorgio e l'Oratorio di San Michele.

8 gioielli distanti tra loro poche centinaia di metri. 3.600 metri quadri di dipinti che compongono un affascinante percorso nel centro storico della cità, un "sito seriale" o itinerario "diffuso", percorribile a piedi, e realizzabile in uno o due giorni per ammirare ogni capolavoro, metro dopo metro, in un'ideale viaggio indietro nel tempo fino al Medioevo.

In questo viaggio, in un contesto in cui la tradizione della parete dipinta è documentata sin dal X secolo, siamo invitati a gustare quella rivoluzione nell'arte figurativa che travolge la città in circa 90 anni - dal 1305 al 1397 - e che si fonda su una riscoperta della tecnica dell'affresco, un uso innovativo del colore, l'invenzione della prospettiva che sarà poi perfezionata nei secoli successivi. Quando, intorno al 1302, Giotto giunge a Padova - che proprio in quegli anni con i Carraresi scopre il concetto di politica culturale - porta in città un linguaggio artistico nuovo dal quale prende avvio una fervida stagione culturale e artistica destinata a proseguire per tutto il XIV secolo.

Questi i principali passaggi con cui l'Unesco motiva l'inserimento di Padova Urbs Picta nella lista del Patrimonio Mondiale: 

«I cicli affrescati padovani illustrano l'importante scambio di idee che esisteva tra i protagonisti del mondo della scienza, della letteratura e delle arti visive nel clima preumanista di Padova all'inizio del XIV secolo. Gli artisti hanno mostrato grande abilità nel dare forma visiva a queste idee e le loro capacità tecniche hanno permesso ai cicli affrescati padovani non solo di diventare un modello per gli altri, ma anche di dimostrarsi notevolmente resistenti al passare del tempo. Il gruppo di artisti in cerca di innovazione, riuniti a Padova, favorì allo stesso tempo uno scambio di idee e un know-how che portò a un nuovo stile nell'affresco. Questo nuovo stile non solo influenzò Padova per tutto il XIV secolo, ma costituì la base ispiratrice per secoli di lavori di affresco nel Rinascimento italiano e oltre. Con questa vera e propria rinascita di una tecnica pittorica antica, Padova ha fornito un nuovo modo di vedere e rappresentare il mondo, annunciando l'avvento della prospettiva rinascimentale.».

Gli 8 gioielli

La Cappella degli Scrovegni

Con il suo ciclo di affreschi che condensa il Nuovo testamento, la Cappella è davvero il luogo in cui Giotto porta a compimento le prime rivoluzionarie rappresentazioni dello spazio in prospettiva. In questo sorprendente percorso che inaugura l'attualizzazione e "laicizzazione" della storia sacra all'interno delle rappresentazioni artistiche, piante e animali, architetture e tessuti, resi con un realismo sorprendente, restituiscono un'idea fedele della vita degli uomini nel Trecento.

Un luogo unico dove le emozioni si fanno strada attraverso la prima rappresentazione pittorica di un bacio, quello tra i genitori di Maria, Gioacchino e Anna, alla porta di Gerusalemme, o attraverso un'inaspettata lacrima sul volto di una donna nella scena della Strage degli Innocenti.

Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo degli Eremitani

A poco più di cento metri dalla Cappella degli Scrovegni si dispiega un'altra pagina di storia della pittura murale padovana del Trecento. La chiesa dei Santi Filippo e Giacomo degli Eremitani ci accoglie con la straordinaria presenza di una committenza femminile, aspetto assolutamente innovativo. Fu la nobildonna Traversina Cortellieri a rivolgersi, per la cappella dedicata al figlio, a Giusto de' Menabuoi che, con Guariento di Arpo, rielaborò l'arte di Giotto. Le architetture si fanno più complesse e articolate, con un'attenzione al particolare che conferisce al ciclo un nuovo effetto scenografico.

Il Palazzo della Ragione

Con le quattro pareti interne del grande salone pensile del primo piano completamente affrescate, il Palazzo della Ragione incarna il ciclo più ampio per superficie dipinta e il più articolato. La realizzazione di questa sorta di "risposta laica" alla Cappella degli Scrovegni fu affidata a Giotto dal Comune di Padova circa dodici anni dopo la conclusione del suo capolavoro. Un grande almanacco dipinto composto da trecentotrentatré riquadri, disposti su tre registri sovrapposti, scanditi secondo i dodici mesi dell'anno, intinge lo sguardo del visitatore in uno scrigno di segni zodiacali, mesi, mestieri e caratteri umani.

Basilica e convento di Sant'Antonio

Per apprezzare le prime testimonianze della presenza di Giotto in città basta raggiungere un altro capolavoro dell'Urbs Picta. All'interno della Basilica e nel convento di Sant'Antonio, la mano del pittore è evidente nella Cappella della Madonna Mora, in quella delle Benedizioni e nella Sala del Capitolo.

Battistero della Cattedrale

Gli affreschi incentrati sulla Storia della Salvezza con episodi della vita di Cristo e di San Giovanni Battista rappresentano invece il capolavoro assoluto di Giusto de' Menabuoi. All'interno del Battistero della cattedrale il ciclo di Giusto esprime compiutamente lo sviluppo delle ricerche sulla "prospettiva" di Giotto che mirano a costruire una spazialità di tipo illusionistico, con l'intento di coinvolgere lo spettatore nello spazio dipinto abbattendo la separazione tra architettura, pittura e scultura. Anche questa volta la committenza si deve a una donna, Fina Buzzaccarini, moglie di Francesco il Vecchio da Carrara, la cui sensibilità si rispecchia negli episodi interpretati da Giusto.

Cappella della Reggia Carrarese

La celebrazione del potere e della ricchezza dell'aristocratica famiglia padovana raggiunge il suo culmine nella Cappella della Reggia Carrarese. Questa volta si deve al pittore Guariento la narrazione, straordinariamente vivace, di una cronaca del suo tempo, come si può intuire dalle architetture trecentesche e dall'eleganza delle vesti alla moda dell'epoca. Nel celebrare la famiglia, Guariento ambienta il racconto in uno spazio continuo, arricchendo gli episodi di didascalie per rendere ancor più esplicito il messaggio di pitture dall'iconografia: la salvezza dell'uomo concessa da Dio grazie all'intervento degli angeli.

Oratorio di San Giorgio

Affacciato sul sagrato della Basilica del Santo, questo mausoleo iniziato da Raimondino Lupi di Soragna esalta le virtù guerriere della famiglia al servizio della Signoria dei Carraresi e della città. La qualità della pittura, il cromatismo raffinato, le soluzioni prospettiche e l'aderenza al dato reale fanno di questo ciclo un capolavoro talmente innovativo da anticipare la spazialità prospettica quattrocentesca. È Altichiero, considerato da alcuni "il più geniale pittore italiano del secondo Trecento", a decorarne le pareti interne tra il 1379 e il 1384, seguendo il percorso iniziato nella Cappella di San Giacomo con la ricerca dell'illusionismo prospettico e un'attenzione alla luminosità del colore.

Oratorio di San Michele

Situato vicino alla Torlonga del Castello Carrarese, adagiato sulle rovine di un edificio sacro risalente probabilmente all'epoca longobarda, l'Oratorio di San Michele custodisce il ciclo affrescato con le storie della Vita della Vergine. Qui si snoda l'ultimo brano della storia della pittura ad affresco nella Padova del Trecento e qui il pittore Jacopo da Verona porta a compimento tutte le innovazioni introdotte da Giotto. Adesso personalità illustri si insinuano nelle storie bibliche o nelle vite dei santi, mentre i personaggi della storia sacra vengono scalzati dai committenti e dai loro familiari.

Padova Urbs Picta

Padova meravigliosa! Siamo patrimonio UNESCO